IL TERRORE DEL SECOLO: MR PLASTICA

Il titolo dell’articolo potrebbe sembrare quello di un film horror. Si, perchè a spaventare la nostra fantasia non ci sono più mostri marini fatti di branchie, pinne e tentacoli, questi, sono stati risucchiati da un essere più pericoloso e resistente a tutto: MR PLASTICA.

L’INVASIONE DEL MOSTRO DI PLASTICA

MR PLASTICA, è ormai su tutti i titoli di copertina, l’attenzione del mondo sull’inquinamento dei mari ricoperti da nuove isole di rifiuti è dilagante. Il pianeta non è in grado di gestire la quantità di plastica che produciamo.

Avete notato che nella raccolta differenziata il sacco della plastica si riempie sempre molto in fretta?

Si stima che 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono annualmente negli oceani e che se non invertiamo la tendenza nel 2050 potremmo avere nei nostri mari più plastica che pesci.

QUALCOSA SI MUOVE

Recentemente, Il 27 marzo scorso, Il Parlamento Europeo ha approvato definitivamente il divieto nell’UE di utilizzare gli oggetti in plastica monouso a partire dal 2021.

Le multinazionali dell’industria alimentare, detergenza e cosmesi hanno risposto all’appello lanciato da MacArthur Foundation impegnandosi a passare entro il 2025 al packaging in plastica riutilizzabile, riciclabile e compostabile e, di utilizzare quantità sempre maggiori di materiali rigenerati per i loro prodotti.

QUALE È LO SCENARIO ATTUALE

Attualmente in Europa solo il 6% dei prodotti di plastica proviene da plastica riciclata. L’85% degli scarti plastici raccolti dagli europei fino a poco tempo fa venivano rigenerati in Cina, ma vista la quantità elevata, Pechino sta chiudendo le frontiere e l’Europa si ritrova con tonnellate di plastica usata che non trova destinazione di riutilizzo. (il Sole 24 ORE).

La raccolta differenziata delle materie plastiche riguarda in particolare gli imballaggi, che costituiscono una percentuale rilevante della plastica contenuta nei rifiuti urbani (oltre il 50%).

PAROLA D’ORDINE: RICICLARE

In generale il termine plastica riciclata, consiste in un insieme di operazioni che vengono svolte sui rifiuti composti da materiale plastico per ottenere nuovo materiale da reimmettere nei processi produttivi.

L’APR (Association of Plastic Recyclers) definisce con il termine “riciclabile” un prodotto in plastica che soddisfa le seguenti quattro condizioni:

  1. Realizzato con una plastica che viene raccolta a fini di riciclo, avere un valore di mercato e/o essere supportata da un programma di recupero obbligatorio.
  2. Essere selezionato e aggregato in flussi idonei ai processi di riciclo.
  3. Deve poter essere trasformato e rigenerato o riciclato utilizzando processi commerciali.
  4. La plastica riciclata deve diventare una materia prima nella produzione di nuovi prodotti.

A livello nazionale esistono Consorzi di filiera che si occupano del recupero di differenti frazioni merceologiche. Per le materie plastiche tale entità è il Corepla.

IL PACKAGING DI PLASTICA NEL SETTORE COSMETICO E FARMACEUTICO

Se prendete un qualsiasi flacone, vaso, tubo di plastica di un prodotto che utilizzate tutti i giorni, noterete che ci sono delle sigle impresse in genere sul fondo del contenitore. Queste, identificano il tipo di materia plastica. In base alle normative DIN 7728 e 16780 (nonché la ISO 1043/1), infatti, ad ogni materia plastica è associata una sigla, queste le più diffuse:

  • PET: polietilene tereftalato
  • PE: polietilene
  • PVC: cloruro di polivinile
  • PP: polipropilene

Il processo di riciclabilità si presta particolarmente con il PET, il PE e il PVC, da cui si ottiene materia prima secondaria, con caratteristiche tecniche e chimiche simili a quelle iniziali. In questo caso sul fondo del contenitore troverete le seguenti sigle: R-PET o R-PE (la lettera R, identifica infatti la provenienza dal percorso riciclabile).

Nel settore della cosmetica e del farmaceutico, sono ancora pochi i brand che hanno adottato il packaging proveniente dalla filiera del “riciclato”, questo perché, la plastica riciclata rispetto a quella d’origine presenta qualche differenza estetica. Il problema principale è soprattutto nel colore della plastica ottenuta che appare grigiastro e puntinato.

Problema però, che può essere risolto attraverso la personalizzazione grafica del prodotto con tecniche di decoro o colorazione. Oppure, altro sistema è quello di farlo diventare un plus di prodotto comunicando la scelta ecologica e sostenibile del marchio, a favore di un’azienda attenta e partecipe al problema ambientale.

Ci sono inoltre, altri due punti che sembrano frenare l’utilizzo e la diffusione della plastica riciclata e sono:

1 – Il costo. I contenitori con la sigla R (riciclato) hanno un prezzo all’incirca più caro del 10% rispetto a quello proveniente da plastica di primo ciclo.

2 – Il quantitativo. La domanda del mercato forse per i motivi fin qua elencati è ancora molto bassa e questo costringe i produttori di packaging ad alzare il lotto minimo di acquisto. Domanda e offerta fino a quando non ci impegniamo tutti a sollecitare il mercato ad andare verso questa soluzione non permettono di soddisfare le commesse personalizzate dei piccoli lotti.

NOI COME CI MUOVIAMO?

I nostri fornitori di packaging sono tutti italiani, ognuno di loro ha già adottato una filiera di produzione di contenitori con plastiche riciclate. Alcuni si stanno orientando sulle plastiche green, come ad esempio quella proveniente dalla canna da zucchero, di cui però non esiste ancora un comprovato risultato ecologico sull’impatto ambientale a lungo termine.

Il problema della plastica è un argomento ancora aperto e in cerca di una soluzione efficace da parte di tutta la filiera: produttori, aziende e consumatori.

Al momento l’unica arma che abbiamo tutti è accrescere una consapevolezza ecologica, ossia adottare un sistema che in qualsiasi attività non può prescindere dal rispetto dell’ambiente.

Se vuoi contribuire aggiungendo informazioni in merito, scrivici: info@rcacosmesi.it